FENISIA, Nic Ciaz e J-Snake parlano di "The Spectator"
intervista
Per il terzo capitolo della saga, la band romana nata nel 2009, si fa guidare dal produttore Ray Sperlonga (American Idol) nei Rosary Lane Studios di Los Angeles, affidando a Collin Davis (Imagica, Deeds Of Flesh) il processo di mastering. Label: Eclipse Records.
Testi determinanti tanto quanto la musica, il concept steampunk dell’album in questione ruota attorno alla storia del giornalista Lord Lumieres, ambientata in Gran Bretagna nel 1700. Il celebre illuminista, si mette alla ricerca di prove per dimostrare la falsità del culto pseudoreligioso di The Sky Oracle e di tutta una serie di pregiudizi ed antiquate ipocrisie che porta con se. La musica, ovviamente, tiene testa a questa concezione, seminando l’energia e la grinta dell’heavy metal.
Apre proprio Lord Lumieres e la sua struttura rock piena, dinamica, potente, con spunti che qui e là potano la mente dai Black Crowes ai Black Sabbath passando per tutto quello che c'è nel mezzo. Il riff quasi dissonante che annuncia Sky Oracle caratterizza un brano dal particolare groove, ricco di effetti...
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vocali, ed un chorus piuttosto orecchiabile. Ma è Manifesto uno dei pezzi più trascinanti dell’album in questione, dove spicca un approccio alla produzione all’avanguardia e una prova maiuscola del batterista. Segue la più alternativa Wake Me Up con l’onnipresente riff di chitarra ed un tessuto ritmico di sottofondo molto trascinante.
Il chorus accattivante è uno degli elementi doc di Eternal Cult, il brano che anticipa Burned in My Brain l’unica ballad della scaletta; la chitarra ritmica dà l’avvio al brano ed esso si rivela piano piano in tutta la sua personalità fino ad approdare a all’assolo di chitarra finale a dir poco straripante.
Il riff tiratissimo di Wizard Of The World, riporta i Fenisia al loro amato southern rock interpretato però con uno spirito hard. Stesso mood per il successivo Conspiracy Rules che chiude la scaletta prima di Are you Gonna Go My Way, cover della celebre hit di Lenny Kravitz.
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Fenisia – Nic Ciaz (vocal/lead guitar) – J-Snake (rhythm guitar/backing vocal), Doc Liquido (bass/backing vocal) – Tig Smith (drum)
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NIC CIAZ & J-SNAKE PARLANO DI "THE SPECTATOR"
The Spectator è un concept album costruito attorno a Lord Lumieres, personaggio davvero affascinante, ce ne parlate?
Nic Ciaz – L’album prende il titolo dal primo quotidiano della storia dell'uomo, “The Spectator”, fondato in Gran Bretagna da Joseph Addison nel 1711, e gli otto brani della scaletta sono incentrati sulla figura metaforica di Lord Lumieres: un giornalista che, appellandosi a certi principi dell’illuminismo odierno, racconta, affronta e smaschera inganni, falsi culti, fanatismi e cospirazioni. Proprio come uno spettatore che si limita ad osservare e descrivere la verità di fronte ai fatti, Lord Lumières fornisce ai lettori degli spunti di riflessione affinché risveglino le loro coscienze, possano riconoscere la lealtà dalla menzogna e siano quindi in grado di utilizzare il loro giudizio guidato dalla ragione e dalla scienza e non solo dall’istinto. Si tratta di una figura metaforica in realtà presente in tutti i tre nostri album ma, che in quest’ultimo, diventa protagonista indiscussa. In pratica, il filo conduttore del concept stesso.
I Fenisia vengono definiti spesso una band di alternative metal, quali sono i brani più “alternativi” di questo album?
J-Snake – Mi è sempre difficile classificare la musica per generi e sottogeneri; in tutti i casi, credo che per la nostra band venga utilizzato il termine alternative metal perché è un ambito piuttosto ampio, nel quale è possibile ricondurre senza sbagliare troppo, un sound piuttosto heavy, contaminato da diverse altre timbriche e mood. In generale, la nostra musica non ha la pretesa di voler essere alternativa a tutti i costi. Per rispondere alla tua domanda, di brani di quel tipo, in effetti nel disco ce ne sono; penso ad esempio a Wake Me Up ed Eternal Cult i quali, rispetto agli altri della scaletta, aprono di più verso sonorità in stile hard rock, contaminate da quelle proprie di southern rock e rock’n’roll.
Nic Ciaz – Io dico che possono definirsi alternativi quei brani in cui la fusione tra southern, hard rock e metal è più evidente, ovvero i tre elementi preponderanti che forgiano il sound dei Fenisia. Concordo con J-Snake in quanto a Wake Me Up ed Eternal Cult: il primo con la sua personalità sfaccettata, fatta di strofe e fraseggi in stile hard rock, inframezzati da uno special su cui poggia l’assolo di chitarra in puro stile metal, ed il secondo farcito di suoni vintage, slidem e una distorsione moderna quanto aggressiva. Ci aggiungerei anche Sky Oracle, con il buon vecchio seventies-style vestito però di suoni moderni e granitici, e con una linea vocale che nella strofa si miscela a un effetto da musica elettronica.
J-Snake, questo è il tuo primo album con i Fenisia, come sono andate le registrazioni?
Quando ho iniziato a suonare con i Fenisia la gran parte del materiale per The Spectator era già stato scritto e, almeno in parte, già arrangiato. Ho ascoltato più volte il materiale ed ho suonato respirando lo spirito dei pezzi e della band. Nei pezzi sui quali ho lavorato anch’io, credo di essere riuscito ad enfatizzare una certa attitudine hard rock. La sfida vera è stata cercare di integrami bene nella band in assetto live. Ho provato da subito ad adeguarmi al sound della band cercando di non perdere, allo stesso tempo, quella componente personale del mio suono che ho cercato di costruire negli anni, e che credo si integri bene con il suono della chitarra di Nic. Ho trovato non solo dei musicisti con cui mi sento affine, ma anche degli ottimi amici con i quali vivere bei momenti e nuove esperienze. Inoltre sono sempre tutti molto propositivi e professionali e tutto questo mi entusiasma davvero.
Parliamo dell’equipment che avete utilizzato per le registrazioni di The Spectator?
Nic Ciaz – Il suono chitarra/ampli è frutto dell’accoppiata Les Paul/Marshall che non delude mai… In aggiunta, a seconda dei brani, qualche pedale ma senza mai abusarne: su tutti, un MXR ZW44 Zakk Wylde, un overdrive derivato dal Tubescreamer. Di base, noi siamo per il sound analogico, tuttavia per questo disco abbiamo utilizzato anche alcune profilazioni Marshall ottenute col Kemper.
In particolare, abbiamo profilato un JCM800 Zakk Wylde Signature con valvole 6550, un suono che ho utilizzato io, ed un SLP 1959 HW che ha utilizzato spesso J-Snake per buona parte delle chitarre ritmiche.
Ho utilizzato sette Gibson Les Paul: una Custom Alpine White con pickup Gibson 490R/498T, una Custom Signature Zakk Wylde Bullseye con pickup EMG 81/85, una Custom Showcase Ruby Red del 1988 con pickup EMG 81/81, una Standard Ebony del '98 con pickup EMG 81/85, una Classic Tobacco Vintage con pickup Gibson Ceramic 496R 500T, una Classic Green Ocean Burst con pickup Classic 57 e Classic 57 Plus ed infine una Studio Faded Ebony con pickup Burstbaker Pro. Accordatura un tono sotto la classica 440Hz e Drop in C. Corde DR 010-050. Come chitarra acustica, ho utilizzato una Gibson HP 735 Antique Natural con corde Ernie Ball Earthwood 011-052.
J-Snake – Ho utilizzato parecchio il mio buon vecchio Marshall SLP 1959 tirato a cannone, affinché ottenere la tipica distorsione british calda, mediosa e arrabbiata che solo la saturazione valvolare dello stadio finale di questo ampli sa restituire. Le profilazioni del Kemper ci hanno portato a timbriche credibili, decisamente vicine agli ampli originali, intendo; ma in quanto a feeling con lo strumento e a raffinatezze sottili, più vicine più a chi suona che a chi ascolta, io dico che per quanto mi riguarda niente è ancora come un vero ampli valvolare. In tema di chitarre, ho utilizzato una Gibson Les Paul Traditional con pickup Gibson Burstbucker 2, una Les Paul Studio Silverburst su cui ho montato i Seymour Duncan APH-2S Slash Alnico II Pro (Zebra) ed una Paul Reed Smith che ho da tanti anni, sulla quale ho montato dei pickup artigianali, splittabili, sviluppati sulla base dei Classic 57. In quanto alle corde per l’elettrica, spazio tra DR String Drop-Down Tuning, Ernie Ball Slinky Cobalt o ParaDigm e D’Addario NYXL; tutte comunque di un certo spessore, tipo 012-056, oppure 054, visto che suono parti ritmiche che richiedono un certo attacco, un timbro deciso e, quindi, una tensione maggiore. Inoltre, come diceva Nic, utilizziamo accordature un tono sotto quella standard. In quanto alla chitarra acustica, prediligo le corde Elixir, visto che a mio avviso rappresentano un ottimo compromesso tra feeling, timbrica e longevità.
Quali sono i vostri riferimenti musicali?
J-Snake – Da sempre amo ascoltare la musica senza pensare troppo a classificarla in generi precisi. Oltre all’ambito elettrico, mi piace parecchio suonare la chitarra acustica in fingerstyle, anche in quei territori distanti da quello che facciamo con i Fenisia. Non ho mai avuto un idolo particolare ma posso dire che i chitarristi delle rock band più famose del periodo tra la fine dei Sessanta e i Novanta, mi hanno influenzato di più. Tra esse, Beatles, Rolling Stones, Jimi Hendrix Experience, Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath, The Cream, Yardbirds, Pink Floyd, Lynyrd Skynyrd, Thin Lizzy, Van Halen, AC/DC, ZZ Top, Aerosmith, Guns’ n’ Roses, Def Leppard, Blackberry Smoke…
Nic Ciaz – Sono cresciuto a suon di southern e hard rock! Dunque, i miei riferimenti sono stati Jimmi Page, Jeff Beck (per via del quale ho acquistato la mia prima Gibson Les Paul nera proprio come la sua), e poi Rich Robinson e Mark Ford dei Black Crowes, e ancora Gary Rossington e Allen Collins dei Lynyrd Skynrd e Richie Kotzen. Senza dimenticare Zakk Wylde e Slash, dai quali ho carpito l’essenza della chitarra per forgiare poi il mio stile. Oltretutto, questi sono anche i punti di riferimento dei Fenisia. Aggiungo quelle band e quei cantanti che hanno influenzato il nostro sound, come ad esempio Ozzy Osbourne e di conseguenza i Black Sabbath, e tutto il classic rock dei Settanta, come Deep Purple, Led Zeppelin, Rolling Stone e Beatles. Decisamente influenti su di noi, le band che hanno fatto da colonna sonora alla nostra adolescenza, ovvero, Guns n' Roses, Metallica e Aerosmith, senza contare
le band contemporanee che hanno arricchito i nostri ascolti come Alter Bridge, Winery Dogs, Pantera, Sound Garden e Black Stone Cherry.
Tutti i membri dei Fenisia utilizzano un nickname: il tuo, J-Snake, come lo hai scelto?
J-Snake – [ride] Nessuno mi ha mai fatto questa domanda… Parecchi amici d’infanzia e anche delle band in cui ho militato, mi chiamavano J (sorta di Junior) per il fatto che sono il secondogenito: io e mio fratello abbiamo infatti condiviso tante belle amicizie da ragazzi, prima che lui andasse a vivere in Australia. Per quanto riguarda l’appellativo Snake, come tanti altri ho sempre associato al rock l’immagine del serpente e anche del teschio. Insomma, il potente retaggio delle mie heavy band preferite del passato che hanno reso iconici questi due simboli… Tuttavia, c’è un altro motivo per cui ho adottato l’appellativi Snake. A circa 13 o 14 anni, durante il viaggio sull’ autobus di una gita scolastica, mi ero messo in disparte per ascoltare con le cuffiette un album di Yngwie Malmsteen che avevo acquistato in una area di servizio per la sosta. A un certo punto, mentre la strada costeggiava il fianco di una montagna ed io fantasticavo con la musica di Malmsteen nelle orecchie, vidi fuori un serpente tutto nero che strisciava su un sentiero all’altezza della mia visuale. Incredulo ed affascinato al contempo, lo presi come un segno inequivocabile del destino: avrei dovuto continuare a rockeggiare per tutta la vita! [ride] Ora ci rido sopra, ma al significato di quell’episodio ci credo ancora…
C’è qualcosa che vuoi aggiungere in chiusura?
C’è, c’è… Un grazie enorme a Guitar Club magazine, per esistere, per resistere e per la grande disponibilità che ci ha dedicato!
The Spectator – tracklist
1. Lord Lumieres
2. The Sky Oracle
3. Manifesto
4. Wake Me Up
5. Eternal Cult
6. Burned In My Brain
7. Wizard of the World
8. Conspiracy Rules
9. Are You Gonna Go My Way (Lenny Kravitz cover)
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