ENUFF Z’NUFF Clowns Lounge

di Patrizia Marinelli
02 maggio 2017

recensione

ENUFF Z’NUFF
Clowns Lounge
Frontiers Records
Come molti altri gruppi statunitensi che hanno vissuto alla fine degli anni ottanta il loro periodo di maggior fulgore, anche gli Enuff Z'Nuff non hanno resistito a concedersi un tuffo nel passato. Il loro più recente album – Clowns Lounge – è composto infatti da una serie di pezzi, sostanzialmente vecchi demos e rarities mai pubblicati prima, risalenti al 1988/1989, e lasciati in cantina per tutti questi anni.

Nonostante l’ottima produzione alcuni di essi risentono di un sound ancora abbastanza grezzo, ma ciò non toglie nulla alla loro validità, anzi, piuttosto aggiunge elementi al “valore storico” di questo album indirizzato soprattutto ad un pubblico di fans accaniti della formazione. Fanno eccezione il primo singolo estratto, Dog on a Bone, un pezzo nuovo in puro stile Enuff Z'Nuff contemporaneo, quindi più hard dei classici, cantato dal bassista e corista Chip Z'Nuff, che dopo l'ennesimo abbandono del cantante Donnie Vie ha assunto il ruolo di vocalist.

Impresa che, se da una parte si è rivelata abbastanza facile, dall'altra non ha risparmiato agli Enuff Z'Nuff una serie di critiche da parte di chi ha ritenuto che il bassista si stesse sobbarcando di un compito a lui non particolarmente adeguato....

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Gli altri vecchi brani della tracklist, invece, sono stati presentati in una nuova veste, ma si avvalgono ancora della voce di Donnie Vie - che li registrò all'epoca - e del lavoro degli ex componenti del gruppo, tra i quali gli scomparsi Derek Frigo (chitarra) e Ricky Parent (batteria).

L'altra novità del cd è The Devil of Shakespeare, valido pezzo hard rock d'atmosfera, con Donnie al microfono e i cameo del compianto Jani Lane (ex Warrant), e di James Young (Styx) alla chitarra. Clowns Lounge, che prende il nome da un locale di spogliarello di cui il vecchio line-up degli Enuff Z'Nuff era assiduo frequentatore, è il tredicesimo album della band di Chicago, diventata celebre soprattutto per le hits Fly High Michelle e New Thing, e arriva a sei anni circa da Dissonance (2010), con nel mezzo Covered in Gold (2014), raccolta di cover reinterpretate dalla band. Se da un lato questo nuovo disco poco aggiunge alla carriera ormai trentennale del gruppo e presenta più di qualche limite, dall'altra ha sicuramente un grande pregio: dimostra che gli Enuff Z'Nuff, per anni inseriti a priori nel calderone delle tante glam rock tutte make-up, spandex, e poca sostanza, sono musicisti da non sottovalutare.

Parla per loro la voglia di continuare a fare musica ad un certo livello, sia pure tra i vari burrascosi trascorsi, e soprattutto di farla nel rispetto del passato e delle proprie radici con un occhio però al futuro.

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