Switch It #17: Fender, Native Audio, Catalinbread, Subdecay, Funny Little Boxes
Per chi è alla ricerca di un phaser votato alla versatilità abbiamo puntato gli occhi sul Midnight Phaser di casa Native Audio, ma se - invece - i Queens Of The Stone Age sono la vostra ragione di vita siamo sicuri che dobbiate prestare attenzione al nuovo Skeleton Key firmato Funny Little Boxes.
Non esiste un appuntamento di Switch It senza che si parli anche dell'usato, e in quest'occasione vi raccontiamo tutti i motivi per cui potreste voler andare a caccia di un Subdecay Liquid Sunshine.
FENDER Shields Blender
Tipologia Octave-Fuzz | Valutazione consigliata €329,00
Fender e Kevin Shields sono riusciti in un’operazione a dir poco ardua: riportare in auge uno dei fuzz più sottovalutati, e spesso dimenticati, della storia.
Non troppi mesi fa i laboratori Fender alzavano il velo su un progetto durato ben quattro anni. Il Fender Blender tornava alla vita nelle fattezze del nuovo Shields Blender, versione signature, in tiratura limitatissima, realizzata a quattro mani con il guru dei fuzz - e chitarrista dei My Bloody Valentine - Kevin Shields. Fender stessa probabilmente non era pronta ad affrontare l’incredibile successo che ha immediatamente investito la versione LTD, eppure lo Shields Bender non ha fatto in tempo ad arrivare sugli scaffali dei negozi statunitensi per registrare il tutto esaurito: 700 unità vendute in meno di due ore dal lancio. Un’occasione da cogliere al volo per il brand statunitense, che si è fatto trovare pronto ed ha subito confermato il ritorno dello Shields Blender come elemento stabile del suo catalogo. Che ci si creda o meno, più di 50 anni dopo la sua prima comparsa, il Fender Blender finalmente si guadagna le luci della ribalta.
I nomi di Shields e del Fender Blender sono due pilastri inamovibili per chiunque si abbeveri alla fonte del rock più sperimentale, dell’alternative, dell’indie o dello shoegaze. Un vero e proprio culto, quello che circonda Kevin Shields ed il suo progetto principale, i My Bloody Valentine... Lo stesso non si può dire del Fender Blender, pedale che anche nella metà degli anni ‘70 - quando finiva sotto i piedi di un chitarrista come Robin Trower - non ha mai saputo trovare apprezzamento su larga scala.
Era il 1968 quando, già nel pieno della Fuzz-mania, Fender si fece sentire con il Blender, che all’orecchio (ed in alcune parti anche nel circuito) ricordava una strana miscela dell’Univox Superfuzz e dell’Octavia di Roger Mayer. Un octave-up-fuzz molto estremo, un oggetto capace di essere tanto interessante quanto in ritardo sulla concorrenza, ritardo che nell’arco di pochi anni gli costò la reclusione nel dimenticatoio. Eh sì, malgrado si vociferi che lo stesso George Harrison si sia avvantaggiato di un Blender per le registrazioni di All Things Must Pass, il pedale di Fender non riuscì a superare la prova del tempo.
Negli anni il Fender Blender ha navigato acque molto profonde, divenendo un oggetto di culto, e vivendo una decisa resurrezione solo grazie alla sua associazione con Shields e i My Bloody Valentine. È pertanto più che sensato che il ritorno alla luce del Blender avvenga al fianco di Shields, il quale - come gli si addice - ha voluto ri-configurarli e aggiungere un po’ di benzina ad una miscela già di per sè esplosiva.
Il nuovo Shields Blender è stato sviluppato a partire dal Fender Blender di Kevin Shields datato 1970, il cui circuito fuzz opera da “suono base” per il nuovo nato. In aggiunta a ciò lo Shields Blender offre ben due nuove voci “octave” miscelabili (un’ottava sopra, ed un fuzz monofonico un’ottava sotto la nota suonata). Ma questo non è tutto, e pertanto sarà meglio procedere per gradi.
Come già detto, alla base del nuovo Shields Blender troviamo lo stesso circuito fuzz presente nel Fender Blender di Shields del 1970. A questa sezione del pedale sono associati il footswitch per l’on/off, ed i controlli di Volume (controlla l’output), Blend (regola il mix del suono clean e dell’effetto), Tone (autoesplicativo) e Sustain (per dosare la distorsione).
Al suono “base” dello Shields Blender è quindi possibile applicare quelle che si potrebbero vedere come delle “variazioni sul tema”. La prima è quella legata ad un Octave Up, che è attivabile non tramite footswitch, ma tramite un piccolo pulsante posto fra i controlli di Tone e Sustain. A seguire, invece, la modalità Expand è un taglio di frequenze molto pronunciato che va ad enfatizzare il top end, e che pertanto va a dare una voce più brillante ad un fuzz fondamentalmente molto scuro.
Volendo semplificare, si potrebbe dire che il voicing Expand è quello che molte persone assocerebbero in maniera diretta al suono di Shields nei My Bloody Valentine.
Utilizzando il pedale si noterà che il led di stato della sezione Octave rimane sempre acceso e che si alterna fra due colori, rosso e bianco. Questo avviene perché in realtà si tratta di un selettore per i due canali del pedale. Quando il led è di colore rosso, il pedale è utilizzato con il suono fuzz “base” del Fender Blender. Attivando la modalità Octave, si entra invece in quella che Shields ha definito Octave Blender Mode. Ciò fa sì che il pedale splitti il segnale in due circuiti Fuzz, uno ispirato a quello del Fender Blender classico, ed un altro legato invece ad un sub-octave Fuzz (un’ottava sotto). Le due deviazioni del segnale sono associate ai controlli di Fuzz e di Octave, che lavorano come due controlli di Blend rispettivamente dedicati al Fuzz e all’ottava bassa.
Come se tutto ciò non fosse già sufficientemente “inspired by Shields”, Fender ha lavorato duramente con il chitarrista dei MBV per disegnare il circuito dedicato alla sezione Sag. Quest’ultimo, infatti, vuole andare ad inserire nel Blender una modalità in grado di ricreare quel collasso della nota e dell’attacco tipici di un circuito portato all’esasperazione, e pertanto non più in grado di restituire le note suonate in maniera “integra”.
Alla sezione Sag sono dedicati due controlli ed un led di stato. I controlli sono quelli di Trigger, ovvero una sorta di soglia sopra la quale l’effetto entra in gioco, e Sag, che invece va a dosare l’entità dell’effetto. Il led di stato della sezione consente di tenere sotto controllo in maniera visiva il momento in cui l’effetto “collassante” interviene sulle note suonate.
Arrivati a questo punto sarà sicuramente chiaro che lo Shields Blender non è un pedale per tutti. Ingombrante, di difficile apprendimento, e capace di confondere anche i più esperti grazie ad un assurdo layout di controlli disposti in maniera completamente insensata rispetto alla disposizione dei footswtich associati alle varie funzioni... Malgrado ciò lo Shields Blender è un effetto a dir poco affascinante. Un pedale per gli amanti del Big Muff, dell’Univox Superfuzz, ma soprattutto per gli amanti di quei suoni che non temono mai di osare in territori scomodi per i più.
A Kevin Shields vanno attribuiti molti meriti, ed ora anche quello di aver dato vita ad uno dei pochi pedali signature davvero validi di essere definiti tali. Il nuovo Shields Blender mescola (ed è il caso di dirlo) l’eredità del vecchio progetto di casa Fender, con il meglio di quelle modifiche che lo stesso Shields avrebbe voluto vedere applicate al suo Blender. Prima di spendere i €329,00 chiesti per il pedale, ci si ricordi però che - come la musica dei MBV - anche lo Shields Blender ha un carattere a dir poco peperino.
NATIVE AUDIO Midnight Phaser
Tipologia Phaser | Prezzo €280,00 (escluse spedizioni e dogana) | Info www.nativeaudio.com
Non è il vostro “solito” Phaser, il ché è già un ottimo punto di partenza. Quando si tratta di phaser analogici è probabile che molto sia già stato detto, e che siano pochi i modi per continuare ad innovare questa tipologia di effetto. Proprio su queste premesse che entra in gioco Native Audio con il suo Midnight Phaser MKII. Un circuito analogico su base JFET, ma con controlli digitali, combinazione che permette al Midnight Phaser di trascendere le barriere imposte dall’effetto phaser più canonico, per arrivare a spaziare in territori che si mescolano a tremolo e vibe.
Il Midnight Phaser MKII di Native Audio è un pedale con una curva d’apprendimento che è anche il suo unico vero “difetto”, se così si può definire. Sì, perché nel box compatto del Midnight Phaser è organizzato un set di controlli che, se ben studiato, può aprire le porte su un range sonoro molto più ampio di quello conosciuto dal vostro solito phaser.
Anzitutto partiamo con i due footswitch, di tipo soft switch, ma soprattutto entrambi in grado di offrire la possibilità di una pressione prolungata per operare su funzionalità aggiuntive. Se i controlli di Volume, Depth (profondità dell’effetto) e Rate (velocità del phaser) sono più che noti su pedali della stessa categoria, quello di Feedback (che regola il quantitativo di segnale re-inviato al phaser dopo essere stato processato) offre la possibilità di creare suoni molto liquidi ed eterei, molto vicini a quelli di un chorus. Malgrado ciò il Midnight Phaser ha il cuore del suo funzionamento in due switch fondamentali. Il primo permette di selezionare la modalità Phase, oppure quella Vibrato, cambiando radicalmente la natura dell’effetto. Il secondo switch, invece permette di scegliere fra la modalità operativa Tap (associata al tap tempo sullo switch denominato Control), oppure la modalità Ramp. Quest’ultima si può vedere come una variazione di velocità dell’effetto, del quale si possono impostare anche gli estremi entro cui avviene l’accelerazione.
Un ultimo switch permette di selezionare se sfruttare il phaser su 2 o 4 stage. La manopola Slow (Fast), permette di scegliere fra quattro suddivisioni (dalla nota dalla semibreve alla croma) su cui il tap tempo agisce. Tenendo premuto il footswitch Control, e ruotando la manopola Slow (Fast) si può settare il tempo massimo entro cui avverrà l’accelerando della modalità Ramp. Tenendo invece premuto il footswitch On/Off, e contemporaneamente ruotando la manopola Rate, si potrà scegliere fra cinque forme d’onda su cui il Midnight Phaser andrà ad operare: sinusoidale, triangolare, ramp up, ramp down, oppure casuale. Sempre tramite il footswitch On/Off, quando il pedale è spento, si può attivare momentaneamente il Midnight Phaser semplicemente tenendo premuto lo switch.
Il Midnight Phaser richiede fin troppo tempo, sicuramente più di quello che molti vogliono spendere alla ricerca di un buon suono phaser. Se però la sperimentazione ed il tweaking vi divertono, allora non cercate altrove, il Midnight Phaser MKII di Native Audio ha a sua disposizione così tanti suoni da tenervi occupati per mesi. Attenzione però, al momento dell’acquisto assicuratevi di puntare ad una versione MKII, più completa e rifinita della MKI.
CATALINBREAD Dirty Little Secret DLX
Tipologia Overdrive | Prezzo €299,00 | Info www.catalinbread.com
Si vedrà mai il giorno in cui un pedale di stampo Marshall non sarà in grado di attirare l’attenzione di un chitarrista? Forse sì, ma non è questo il giorno.
Il Dirty Little Secret è da sempre uno dei pedali di punta del catalogo di Catalinbread, ed è anche uno degli stompbox più quotati fra quelli dedicati al mondo Marshall. Ampliando quanto fatto con le versioni standard del DLS, Catalinbread ha dato vita alla nuova versione Deluxe, dotata di un boost indipendente e di un set di controlli molto più dettagliato.
Alla base del DLS Deluxe si trova la rodata formula che ha reso famoso il pedale di casa Catalinbread, ma uno switch denominato SB/SL consente di scegliere fra sonorità ispirate dalle Marshall JMP Super Bass, oppure dalle testate famose Plexi Super Lead 1959.
Master, Preamp, Presence, Treble, Middle e Bass sono i controlli a disposizione del lato overdrive del pedale, e ricalcano quelli che si trovano sulle testate Marshall di riferimento. La sezione Boost, invece, è dotata del solo Volume e di un footswitch per l’attivazione in maniera separata dall’overdrive.
All’interno del pedale si trovano dei controlli aggiuntivi che permettono di espandere ulteriormente le possibilità sonore del DLS Deluxe. Un controllo Tightness va ad operare con un taglio sulle medio-basse frequenze per ridefinire il corpo di quei suoni che potrebbero finire per slabbrarsi eccessivamente. Sempre all’interno del pedale si trova un selettore dedicato all’ordine d’uso del boost, che può quindi essere posizionato prima o dopo il lato overdrive del pedale.
È un vero peccato che queste funzioni del DLS Deluxe siano finite “nascoste” all’interno dell’enclosure, perché se offerte con il resto dei controlli avrebbero reso il pedale ancora più flessibile e versatile. A concludere la dotazione di bordo del Dirty Little Secret Deluxe si trova anche un’uscita Line Out, pensata per sfruttare il pedale con un mixer o con una DAW.
Interessante la possibilità di poter usare contemporaneamente l’output standard del pedale e l’uscita di linea. Quello della versione Deluxe è un aggiornamento più che gradito per il pedale più famoso di casa Catalinbread, che si avvale ora di una base tecnica ancora più ricca e dettagliata.
Senza mezzi termini, Catalinbread lo definisce il pedale “Plexi” definitivo, ma aggiunge anche si tratta di un amp-in-a-box completamente personalizzabile. Se in passato il Dirty Little Secret ha fatto proseliti, il DLS Deluxe arriva come concretizzazione assoluta di quel progetto iniziato ormai molti anni fa. Un pedale assolutamente imperdibile per chi ha sempre apprezzato la versione base del DLS, ma anche per chi non sa proprio fare a meno del suono britannico più famoso della storia.
FUNNY LITTLE BOXES Skeleton Key
Tipologia Overdrive | Prezzo €120,00 | Info www.funnylittleboxes.co.uk
Semplicità e immediatezza sono tutto quello che serve realmente sottolineare dello Skeleton Key. Nato dalla nuova collaborazione tra Funny Little Boxes e Matt Webster del canale YouTube Let’s Play All, lo Skeleton Key vuole essere quel pedale in grado di racchiudere il suono dei Queens Of The Stone Age.
Niente segreti, niente elementi magici da dover combinare, bensì un semplice pedale overdrive da £99 da sfruttare all’occorrenza.
Sembra tutto fin troppo bello per essere vero, soprattutto nel momento in cui si tirano in ballo un suono ed un chitarrista noti per non aver mai concesso troppe “scorciatoie”.
Il suono di Homme con i QOTSA, magari quello di un album come Songs For The Deaf, è una miscela particolare di distorsioni rotonde, possenti, e con un piglio fuzzoso solitamente molto difficile da ottenere con un solo pedale.
Lo Skeleton Key promette di portare a casa il risultato grazie ad un circuito che ruota attorno ad un op-amp e a degli stadi di gain adeguatamente tarati per arrivare a ricreare quella complessa fibra sonora che è associata alle ritmiche di Homme. Il set di controlli a disposizione è composto dai canonici Gain, Tone e Volume, niente di esoterico per un pedale overdrive... E proprio l’indole basica dello Skeleton Key è ciò che fa sembrare tutto troppo facile ed efficace per essere possibile.
Un suono che milioni di chitarristi cercano di ottenere da anni a questa parte, racchiuso in uno stompbox da £99?
Dando credito ai video realizzati da Matt Webster, sembra proprio che il nuovo prodotto di Funny Little Boxes riesca a trasportare in maniera calzante nel mondo dei QOTSA.
Dopo il Solid State di Acorn, pensato per racchiudere in formato pedale il suono di quel famigerato Peavey Decade indicato come il vero ingrediente segreto del suono di Homme, lo Skeleton Key prende volutamente le distanze dal combo a transistor più ricercato del mondo. A fare da ciliegina sulla torta dello Skeleton Key si trova una veste grafica disegnata da nientemeno che Boneface, artista le cui collaborazioni con i QOTSA e Josh Homme sono ben note. Se la band statunitense è fra i vostri riferimenti sonori preferiti, a €120,00 (spedizioni e dogana escluse) potrebbe essere il caso di concedere allo Skeleton Key una prova.
Il sound di Josh Homme a portata di piede. Quasi troppo bello per essere vero, ma Funny Little Boxes assicura che non si tratta di un inganno. Lo Skeleton Key arriva con la grande promessa di sprigionare quel suono potente e articolato che ha reso famosi Homme ed i QOTSA, il tutto ad una cifra decisamente interessante. Ricordiamoci però che per noi italiani serve tenere conto anche dei costi di importazione.
USATO DEL MESE
SUBDECAY Liquid Sunshine
Tipologia Overdrive | Valutazione consigliata €120,00
Circa una quindicina di anni fa il mondo della “pedalanza” boutique made in U.S.A. aveva tutt’altra faccia. Con questo non si vuol dire che fosse necessariamente migliore, ma senza dubbio era più genuino...
Più elementare, forse?
Se oggi boutique è sinonimo di effetti curati in ogni minimo particolare, soprattutto per quanto riguarda il comparto estetico, in tempi non troppo lontani l’attenzione dei produttori boutique d’Oltreoceano (e non solo) era focalizzata maggiormente su ciò che si trovava all’interno degli stompbox. Subdecay era un rappresentante perfetto di quel periodo, un marchio che dai primi 2000 al 2010 ha visto il suo apice insieme a molti altri contemporanei.
Oggi Subdecay è un brand pressoché sconosciuto in Italia, assurdo pensando che fino a qualche tempo fa godeva della stessa nomea esoterica che oggi si potrebbe attribuire a molti fra i più altisonanti protagonisti.
Grazie ad alcuni effetti senza molti compromessi come l’F-Bomb Fuzz, ma soprattutto grazie ad un approccio che rispettava diligentemente le regole dell’operatività in uno scantinato, Subdecay si è fatta conoscere per una manciata di effetti mai scontati. Seppur raramente, anche in tempi odierni qualche effetto firmato Subdecay torna a galla sul mercato italiano, e quando succede è anche bene saper cogliere l’occasione al volo per non farsi scappare l’ennesima gemma nascosta. Avviando qualche ricerca non è difficile scoprire che malgrado la sua totale assenza dai negozi italiani, Subdecay è un brand ancora attivo. Molto del passato del marchio è avvolto dal mistero, e nell’incarnazione odierna Subdecay non fa molti riferimenti ai prodotti che nei primi anni 2000 lo hanno lanciato nella guitar-sfera... Condizione che, a pensarci bene, non fa che accrescere l’interesse.
Con grande sorpresa di chi scrive, recentemente un paio di esemplari della miglior era di Subdecay sono apparsi fra le spire del mercatino musicale più famoso del nostro paese. L’argomento di queste pagine è pertanto il Liquid Sunshine nella sua prima incarnazione, quella del 2004, con box arancione e con due controlli Drive... Sì, non uno ma due controlli Drive, elementi che nel Liquid Sunshine MKIII odierno, sono andati a morire.
Il Subdecay Liquid Sunshine è uno di quei pedali drive che, malgrado il suo aspetto poco accattivante (o comunque molto basilare), riesce ad attirare l’attenzione di chiunque possa metterlo all’opera per qualche minuto. Il circuito è basato su transistor JFET, ma questa non è una notizia da prima pagina. Il vero motivo di interesse risiede nei due controlli Drive. Uno agisce su tutto il range di frequenze, mentre l’altro controllo si concentra espressamente sulle medie e alte frequenze, ovvero lì dove la chitarra vive. Il risultato finale è un pedale overdrive che eccelle nel boostare amplificatori sul punto di breakup e altri pedali overdrive.
Usato su un canale clean riesce a garantire un crunch naturale e bilanciato, ma è soprattutto quando accoppiato ad una condizione di lieve saturazione che il Liquid Sunshine dà il suo meglio.
La versione MKIII, inspiegabilmente nata senza l’avvento di una MKII, ha molto più gain della prima versione dall’enclosure arancione, pedale pensato invece per collocarsi nel mezzo della scala della saturazione. Blues, rock, indie, alternative, shoegaze, pop: tutto quello che non è hard rock e metal rientra nelle possibilità del Liquid Sunshine MKI. Fin dalla sua uscita questo overdrive non ha mai voluto essere un amp-in-a-box, ma bisogna ammettere che per molti versi il suo carattere ricorda il comportamento dei Fender Tweed al meglio del loro “imballamento”.
L’assenza del controllo di tono è equilibrata (in parte) da due switch posti all’interno del pedale e pensati per boostare basse o alte frequenze. Va da sè che tutto ciò che obbliga ad aprire il pedale si può rivelare presto una scocciatura più che un vantaggio.
Il Liquid Sunshine punta più sul carattere che sulla praticità, e questo probabilmente lo configura come un overdrive gregario e non come il pedale drive in grado di fare da centro della vostra pedalboard.
€120 sono la cifra massima da spendere per un Liquid Sunshine MKI, ma il pedale deve essere in condizioni pressoché immacolate. Il motivo è semplice, se lo state acquistando pensando ad una futura rivalutazione, probabilmente state buttando via i vostri soldi, perché in Italia non è possibile fare alcuna previsione. Se invece volete investire in suono e divertimento, Subdecay ha sicuramente un pedale per voi.
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