JACO PASTORIUS suono solo New Music

di Rossana Pasturenzi
01 aprile 1987

intervista

Jaco Pastorius
Jaco Pastorius
Jaco Pastorius Live in Italia
Aprile 1987 - I Weather Report rimangono a tutt’oggi il più fulgido e duraturo esempio di jazz/rock band nata a cavallo degli anni Settanta, parto felice di due menti elette come l’austriaco, viennese per la precisione, Josef Zawinul e l’americano (Newark, NJ), Wayne Shorter.
Entrambi vengono dalle fila del grande Miles Davis e questo, senza contare gli indubbi meriti personali, è garanzia di successo.

Quattro gli album prima dell’avvento di Jaco Pastorius, tutti ottimi come il primo Weather Report e il geniale I Sing The Body Electric, segnati dall’abbandono del percussionista Airto Moreira, all’indomani di W.R. (1970), e da una serie di altri avvicendamenti culminanti, appunto, con il voltafaccia del bassista cecoslovacco Mirosal Vitous. Così, dopo il suo canto del cigno Mysterious Traveller, è Jaco a prendere le redini della parte ritmica del gruppo.

Con lui la band tocca vertici creativi ed esecutivi impensabili e irripetibili, se ne accorgeranno i fans all’indomani del suo forfait così come dimostrano i solchi di Black Market e Heavy Weather. Quest’ultimo, forse il capolavoro in assoluto, racchiude nel suo scrigno gioielli come l’epica Birdland, A Remark You Made...

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, e The Juggler, mentre da parte sua, se mai ce n’era bisogno, Jaco si conferma il più dotato e raffinato bassista in circolazione, oltre che poliedrico compositore.

Nel 1981 pubblica poi il suo disco solista Word Of Mouth, ma torna all’ovile sui solchi di Weather Report (1982) ricco di atmosfere che riecheggiano il periodo aureo (ascoltate Volcano For Hire, indebitato fino al collo con Birdland.) Qui il vero colpo d’ala, a parte la conclusiva e corale Dare Factor Two, ha per titolo Speechless: un unico, lungo brivido.
Nel 1983 esce infine Procession, ma Jaco non c’è più. Se n’è andato, rimpiazzato dal suo replicante - quanta nostalgia dell’originale - Victory Bailey. Dirà Zawinul: “La colpa fu il tour americano in coda a W.R. Fummo costretti a posticiparlo e in quei momenti Jaco aveva già altri impegni.

Una dichiarazione diplomatica che nasconde il rimpianto di un’avventura ormai giunta al termine. Più fatalista, come è nel suo carattere, Pastorius dirà: “Sì, ho lasciato i Weather Report e sto lavorando in proprio, ma spiritualmente sono con loro, al cento per cento. Era nell’aria, doveva accadere. Una serie di circostanze, la morte della madre di Joe e la nascita dei miei due gemelli, portarono alla scissione. Tutto ciò che è stato detto e scritto di me e Joe pronti a isolare Wayne sono frottole: è lui Mr. Gone.

Appartengono infine alla storia recente un paio di apparizioni live in Italia al fianco del bravo chitarrista Bireli Lagrene poi, pochi mesi fa, l’uscita del 33 giri Stuttgart Aria la cui paternità viene equamente divisa tra i due musicisti.
Si tratta di un disco strano, che lascia un po’ di amaro in bocca a chi ha amato i Weather Report anche se, beninteso, la classe non è acqua.

In fondo, come lui stesso suole ripetere, siamo di fronte al “più grande bassista vivente con un I.Q. (quoziente d’intelligenza) di ben 191. E scusate se è poco!”
Ecco l’intervista che Jaco ha rilasciato in esclusiva per i lettori di Guitar Club la sera del suo ultimo concerto al Teatro Cristallo di Milano.

Cosa pensi del fatto di essere considerato il miglior bassista al mondo?
A questo proposito devo citare Monk Montgomery che, purtroppo, dopo la sua morte mi ha lasciato solo. Io ho inventato il basso elettrico. Credo comunque esistano diversi talenti musicali tra i quali voglio citare Jackson Browne, Marcus Miller, che tra l’altro ha realizzato ottimi lavori in questi ultimi anni. Stimo molto Marcus, siamo anche molto amici, inoltre posso nominare Max Roach… è un genio!

Assisteremo più tardi all’ultima data del tuo tour. Si tratta di uno show che hai portato in giro per l’Europa e che ha toccato anche alcune città italiane: che cosa ci puoi dire?
Non si tratta del mio show: io sono solo un sideman. In questa determinata situazione mi sono avvalso di un grande chitarrista, Lagrene Bireli, e del batterista Serge Bringolf. Io sono un musicista, lavoro on the road.

Puoi accennarci qualche cosa in merito al repertorio di questa sera?
Eseguirò brani come Donna Lee, Reza, Birdland, Continuum, ma non esiste una scaletta definita. Io suono new music che nessuno ha mai sentito, incluso me stesso e il pubblico.

Che tipo di amplificazione usi?
Non ho particolari preferenze, non sono legato a determinati marchi: generalmente collego il basso a un amplificatore cercando comunque di tirar fuori il mio suono.

Non puoi quindi indicarci qualche strumento in particolare?
Durante quest’ultimo tour ho utilizzato l’equipment messo a disposizione dal service: amplificatore Acoustic e Peavey, cabinet Electro-Voice e devo dire che sono rimasto soddisfatto.

Per quanto riguarda invece il basso?
Uso da sempre il Fender Jazz Bass anni ‘50, sia nella versione con tasti, sia quella fretless.

Hai sempre suonato il basso elettrico?
No, suono ogni strumento sul quale riesco a mettere le mani! Suono ogni tipo di musica: musica che io definisco totale.

Programmi per il futuro?
Per il momento penso di tornare negli States. Mi aspettano i miei quattro figli: Mary ha 16 anni, James ne ha 15 anni, e ho due gemelli di 5 anni.


Lasciamo quindi Jaco al soundcheck per scambiare due chiacchiere con Lagrene Bireli.

Come è nata la collaborazione con Jaco Pastorius?
Ho conosciuto Jaco due anni fa a New York in un locale. Mi ha sentito suonare ed è rimasto colpito. Si è subito creato tra noi un buon feeling e in breve abbiamo deciso di fare alcuni show insieme.

Puoi parlarci del tuo bagaglio musicale?
Le mie esperienze nascono essenzialmente nel campo del jazz. Ho una mia band con la quale ho inciso 13 album, in più ne ho realizzato uno con Jaco, uscito verso la fine dell’86 dal titolo Stuttgart Aria.

Che strumentazione usi in concerto?
Due chitarre semiacustiche Ibanez, un digital reverb, un preamplificatore ed un harmonizer.

Ti consideri un collezionista di chitarre? Sì, a casa ho ventiquattro strumenti, tra i quali due Gibson 335, qualche Fender e Ibanez. Ritengo forse migliori le Gibson.
 
Per quanto riguarda invece l’amplificazione?
Posso dire che ultimamente mi sono trovato molto bene con i Peavey.

E le corde?
Uso prevalentemente Adamas e D’Addario.

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